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Il volume, sulla base di un periodo di ricerca a Maputo pone in luce strategie, politiche e poetiche di artisti, curatori, storici, esperti d'arte, museologi e funzionari impegnati a reinterpretare e localizzare non solo le composite eredità storiche del sistema museale mozambicano, il cui impianto iniziale fu dato in epoca coloniale, ma anche gli attuali sistemi globali di classificazione, interpretazione e gestione dell'arte e della cultura. A partire da Maputo, guarda a quei sistemi come a villaggi multisituati ed esplora con sensibilità etnografica le loro tradizioni, credenze e rituali, così come questi si disvelano nella letteratura e presso alcune delle principali sedi delle performance pubbliche dei loro abitanti: la Biennale Internazionale d'arte di Venezia e i musei - etnologici, ma non solo (2006-2019). Restituisce, in particolare, la storia di famiglia, tra arte e antropologia, che ha gettato le basi del concetto/gabbia di "arte primitiva" nel quale tanti artisti nel mondo sono ancora costretti e le strategie consapevoli con cui - in Mozambico ma non solo - artisti ed altri rigeneratori di presente interagiscono con gli abitanti di quei villaggi.